Gionata mondiale dell’Osteopatia

“On June 22nd, 1874, I flung to the breeze the banner of Osteopathy. For twenty-three years it has withstood the storms, cyclones, and blizzards of opposition. Her thread are stronger to-day than when the banner was first woven. Her colors have grown so bright that millions now begin to see and admire and seek shelter under her protecting folds from disease and death.  Mothers and Fathers come by legions, and ask why this flag was not thrown to the breeze before.

It has taken many years to prepare the ground to sow the seeds of this as well as any other truth that has come to benefit mans so be patient, have faith in God and the final triumph of truth, and all will end well”.

Andrew Taylor Still, D.O.

Autobiography of Andrew Taylor Still, 1897

Il 22 giugno 1874, dopo essere stato colpito da quella che possiamo definire una “folgorazione mistica”, durante una discussione di teologia con il fratello, Andrew Taylor Still rese nota la sua scoperta.

Non fu in seguito ad un ragionamento, non fu in seguito ad un accumulo di prove, anche se doti di ragionamento e prove di efficacia di certo non mancavano al fondatore.

No, fu nel corso di una disputa teologica, a rimarcare che l’Osteopatia è una scienza sacra e non profana. Una scienza che ha per fondamento l’Unità, come tutte le tradizioni sacre hanno sempre insegnato.

Una scienza incompatibile con il riduzionismo moderno e con le sue immancabili parcellizzazioni in decine di declinazioni, muscolo-scheletrico, viscerale, craniale, funzionale, geriatrica, pediatrica o qualunque altro aggettivo accattivante si voglia trovare.

L’Osteopatia è un sapere unitario.

L’Osteopatia è un sapere unitario fondato sul riconoscimento dell’unitarietà dell’essere vivente e sulla percezione integrale di ciò che è “normale” e ciò che non lo è.

Questa percezione del normale è una capacità innata degli esseri viventi, ma, come per altre capacità, spesso è necessario un percorso personale per riscoprire nelle nostre mani la facoltà di riconoscere ciò che è evidente.

È un percorso lungo, che presuppone certamente una predisposizione personale, ma soprattutto il contatto con chi il percorso lo ha già iniziato. L’apprendistato, che noi chiamiamo impropriamente insegnamento, come in tutte le tradizioni regolari è di natura orale e pratica.

Voler incasellare la trasmissione dell’Osteopatia in formule universitarie, come il 3+2, cominciando dall’aspetto muscolo-scheletrico a cui sovrapporre, chissà come, strati successivi di craniale, viscerale e così via, sarà la tomba dell’insegnamento.

Del resto A.T. Still sapeva bene che i peggiori nemici dell’Osteopatia sarebbero stati proprio quelli che si dichiaravano suoi amici.

Quando si scelgono determinate madrine politiche, quando si sposa con entusiasmo un sistema di pensiero riduzionista “basato sulle prove” e un sistema di formazione scollegato dalla pratica clinica, ebbene, l’epilogo non può che essere la morte dell’arte osteopatica.

Non c’è quindi entusiasmo in questa ricorrenza. Oggi, a quasi centocinquant’anni da quel giorno, non ci resta che volere continuare ad essere testimoni vivi della Salute e continuare a sventolare quella bandiera, che altri stanno ammainando. Perlomeno dentro di noi, nei nostri studi, nelle nostre aule.

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